L'Anello di Moebius è una bizzarra figura geometrica bidimensionale e tridimensionale allo stesso tempo:
infatti una volta creato un anello di Moebius con una striscia di carta sarà facile constatare che oltre al raggio e alla circonferenza è possibile misurarne la profondità, questo ne fa un "solido", ma se si traccia una riga continua, senza mai staccare la penna, partendo da un punto qualunque della superficie interna si arriverà a tracciare la riga anche sulla superficie esterna, dimostrando che siamo davanti ad una figura piana, e se si fa un taglio, partendo da un punto qualsiasi, lungo la superficie dell'anello il risultato sarà un anello di diametro doppio, profondo la metà e con le stesse caratteristiche di quello originario.L'infinito è un eterno ritorno? Non a caso è stato scelto come simbolo per il riciclo
Noi pensiamo all'infinito come una cosa complessa incomprensibile poi .... magari è di una semplicità mostruosa!!
Questo anello prende il nome dall'astronomo tedesco August Ferdinand Moebius che per primo ne studiò le proprietà nel 1858.
C'è da meditare ... o no? Boh!;-))
Non a caso Jean Giraud ha come pseudonimo Moebius la sua grandezza sta nel fatto di aver ribaltato gli schemi classici del fumetto, allora visto come arte minore, trasformando le classiche strisce in pagine piene. La sua filosofia era che una pagina a fumetti non è il cinema, per tanto le vignette non devono essere per forza di cose schematizzate in un insieme geometrico perfetto, bensì, l'autore ha a disposizione uno spazio immenso, la pagina, da riempire a suo piacimento. Così una vignetta può avere benissimo la forma di un cerchio, di una farfalla, di un elefante, di un tosaerba, e senza per questo snaturare il fumetto. Scrive Infatti Moebius stesso in un editoriale di Métal Hurlant del 1975: "Non c'è alcuna ragione perché una storia sia come una casa con una porta per entrare, delle finestre per guardare gli alberi e un camino per il fumo. Si può benissimo immaginare una storia a forma d'elefante, di campo di grano o di fiammella di cerino...". La rivoluzione fumettistica era stata attuata.
Si inizia così a parlare di scrittura automatica, una mancanza di vera e propria sceneggiatura, nient'altro che avanzare con il disegno seguendo il vorticare delle proprie idee e dei propri pensieri. Il disegnatore eliminava lo sceneggiatore, diventando egli stesso direttore della sua opera.
Così Giraud, indossando i panni di Moebius, si libera di scomode vignette e di scomodi limiti entrando in un mondo potenzialmente infinito, dove unici limiti sono la fantasia e la propria bravura. Esempio lampante di questa filosofia fumettistica lo abbiamo nel "Garage Ermetico", somma e apoteosi delle sue idee e della sua poesia.
Non a caso è il mio disegnatore preferito
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